Mentre cerco di godermi un po’ di meritato riposo dopo settimane e settimane di ansia totale sotto forma di attività lavorative da espletare in tempi brevi brevissimi -non so come siate voi in merito al vostro impiego, ma io provo sempre a portarmi avanti il più possibile, non tanto per dimostrare ai colleghi o al capo o addirittura a me stessa che posso farcela in meno tempo di quanto previsto, ma perché la mia salute mentale necessita della calma e della tranquillità derivanti solo da un progetto chiuso senza intoppi nel più piccolo lasso di giorni… Ovviamente ciò comporta che non ci siano imprevisti e si sa che questi ultimi adorano apparire nei momenti inopportuni, tipo quando la tento in tutti i modi possibili per accelerare i vari procedimenti ai quali prendo parte-, una pausa completa sia dalla quotidianità a cui è davvero facile assuefarsi sia dai social che costantemente invadono le nostre esistenze e, purtroppo, le inquinano nella peggior maniera pensabile -ebbene sì, io e mio marito abbiamo deciso di regalarci 96 ore di detox da Internet per stare davvero insieme e concentrarci sui piccoli istanti che spesso, a causa degli smartphone, inevitabilmente ci perdiamo: voi avete mai vissuto un’esperienza simile?-, oggi La Nicchia Letteraria dona il proprio contributo bloggheristico per il Blogtour che la mia amica Susy ha organizzato per il secondo volume della saga Tra le pieghe del tempo di Lavinia Fonzi, Intrigo reale, la nuova avventura time travel di Eloisa ambientata, stavolta, nella Torino del 1789.
Creazione a cura di Federica del blog On Rainy Days
Partendo dal classico appuntamento Nelle puntate precedenti gentilmente offerto da I Miei Magici Mondi per fare un recap esaustivo di quanto avevamo letto nel volume d’apertura della serie e dare anche una spolverata ai ricordi per capire dove eravamo rimasti, procedendo verso un approfondimento dei due personaggi principali, a cura di Everything Tells Tales, così come felicemente li ritroviamo in questa inedita parentesi storica nella città della Mole Antonelliana, passando per Silvia tra le righe giusto il tempo per la characters battle più sanguinosa di sempre, e cioè Richard vs. Ethienne, studiando infine i cambiamenti della nostra eroina con il particolare medaglione grazie all’articolo di On Rainy Days, nel giorno di Pasquetta vi elargisco Una nuova amicizia, la mia personalissima tappa dedicata al legame che la protagonista instaura fin dall’inizio con la spumeggiante e senza peli sulla lingua Carlotta, la Contessina Merlani.
Ancora sconvolta, si rialzò a fatica da terra. Si guardò le mani, coperte di graffi, e il vestito, ormai completamente sgualcito e sporco. Voglio tornare a casa, pensò disperata.
«State bene?» domandò improvvisamente una voce femminile.
Quando tutto intorno a noi sembra aver preso la classica piega sbagliata che solo un parrucchiere disattento o un operatore di tintolavanderia poco propenso all’eccellenza potrebbe realizzare in veste di errore da pena capitale se ci si basa unicamente sul parere incontrovertibile del cliente più esigente, punto di rottura a livello del quale chi sperimenta l’ebbrezza di incontrarlo e abbracciarlo, ha ormai perso ogni grammo di fiducia nel destino che, sempre avverso in un modo o nell’altro, si rivela avere un malsano senso dell’umorismo per gli sfortunati detentori della sua attenzione, riscontrare di possedere ancora una minuscola possibilità di salvezza rappresentata dall’incontro casuale di una stretta amica pronta alla qualunque pur di non abbandonare il disgraziato e soccorrerlo nell’atto di rialzarsi, potrebbe essere la spintarella giusta per uscire dal guscio e ricominciare a sorridere all’esistenza, insieme (dis)continuo di avventure un po’ belle un po’ brutte verso cui, alla luce del sole, rimanere in ombra, al sicuro dai riflettori, cionondimeno si dimostrerebbe essere la peggior mossa da attuarsi.
«Cercate di ritrovare il vostro Richard, a tutti i costi. Cercate di essere felice, almeno voi.»
Eloisa tacque un istante, colpita da quelle parole che celavano una grande amarezza.
«Lo farò» promise.
Giorno dopo giorno, una nota alla volta dietro la successiva che, con le loro gemelle altrettanto melodiose, danno vita ad accordi man mano più sicuri e incisivi del principio dove non si sapeva bene sia da che parte girarsi per cominciare a imparare sia le movenze corrette affinché il suono scaturito dal nulla bianco e nero potesse allietare, e non affliggere, le orecchie degli astanti nella maniera attesa da chi se ne intende davvero, ci si rende conto che il fortuito inciampare vicendevolmente fra i propri piedi e le ruote altrui non ha solo sancito la svolta della quotidianità ma anche l’incipit per un’amicizia dal sapore tanto genuino quanto spontaneo, quel genere di legame senza tempo che, nonostante le evidenti diversità attanaglianti i titolari di un simile onore mostrino ovvie discrepanze da manuale prima nell’approccio e poi nel carattere, è abile nel (di)mostrarsi così affine da sorprendere, esordio rocambolesco di imprevisti in sequenza parallela che, malgrado il piano deciso induca all’epilogo di addio reciproco, saprà mettere a ferro e fuoco il cuore per l’eternità.
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